
Confindustria rivede il Pil 2025, crescita prevista +0,6%. Ma i dazi potrebbero costare caro
2025-04-02
Autore: Giovanni
"In un periodo di grande difficoltà economica come questo, servono misure straordinarie e una dose di coraggio senza precedenti. È fondamentale che il nostro governo dimostri audacia e che l'Europa cambi direzione", afferma il presidente di Confindustria, Emanuele Orsini. La situazione attuale si fa critica, come dimostrano le recenti previsioni economiche che mostrano un rallentamento preoccupante: gli investimenti stanno diminuendo, e il declino dell'industria italiana rischia di diventare un problema strutturale.
Con le nuove stime, il centro studi di Confindustria ha abbassato le previsioni del Pil per il 2025, passando da un +0,9% a un più modesto +0,6%. Inoltre, prevede un incremento dell'1% per il 2026, ma il clima di incertezze è ai massimi storici, potendo essere influenzato anche dalla guerra commerciale in atto che agisce come un vero e proprio conflitto.
E purtroppo, le cose potrebbero andare anche peggio. "Se ci fosse una crescente escalation protezionistica, il Pil potrebbe subire un ulteriore calo, con una contrazione del -0,4% nel 2025 e del -0,6% nel 2026", avverte Confindustria. Questo scenario ridurrebbe drasticamente le aspettative di crescita, portandole a un +0,2% nel 2025 e a un +0,4% nel 2026. "Dobbiamo focalizzarci sul rallentamento degli investimenti produttivi degli ultimi mesi, che sono stati il motore della nostra economia", sottolinea Lucia Aleotti, vicepresidente di Confindustria. "Abbiamo bisogno di politiche che rilancino gli investimenti in modo incisivo, non solo come risposta ai dazi americani, ma come unica strategia percorribile per il futuro".
Inoltre, è cruciale rendere l'Europa più attraente per le imprese, evitare che queste fuggano negli Stati Uniti, come sottolinea Alessandro Fontana, direttore del Centro studi di Confindustria. Anche la CGIL ha lanciato l'allarme: "Le previsioni sono allarmanti e rappresentano un vero e proprio disastro sul quale il governo e il ministro Urso devono assumere precise responsabilità", afferma il segretario confederale Pino Gesmundo. La preoccupazione è alta anche tra i Comuni: "Un abbassamento significativo delle esportazioni potrebbe originare chiusure di fabbriche e licenziamenti, creando disagio sociale per molte famiglie", avverte Osvaldo Napoli, vicepresidente dell'ANCI.
Cosa significa per i conti pubblici? "Non credo sia necessaria una manovra correttiva, però è ancora presto per formulare previsioni certe. Tuttavia, è indubbio che dobbiamo prendere misure serie per affrontare il problema dei dazi", commenta Raffaele Nevi, portavoce di Forza Italia.
La situazione richiede un'azione immediata e decisiva, mentre l'industria italiana cerca di fronteggiare una tempesta perfetta fatta di incertezze economiche e minacce esterne.