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Ginecologi in rivolta contro Papa Francesco per le sue affermazioni sull'aborto: «Gli scriveremo, non meritiamo questo trattamento»

2024-09-30

La 194 sull'Interruzione Volontaria di Gravidanza è una legge italiana che deve essere rispettata. Questa normativa è il risultato di anni di discussioni, e è doloroso per i medici sentirsi definiti ‘sicari’. Così dichiara Antonio Chiantera, segretario dell'Associazione Ostetrici Ginecologi Ospedalieri Italiani (AOGOI), in un'intervista. Chiantera, mentre commenta le recenti parole di Papa Francesco riguardo all'aborto, annuncia che intende scrivere al Pontefice per esprimere il suo disappunto. "Sono certo che il Santo Padre si sia sbagliato nell'usare il termine 'sicari'", aggiunge.

Le dichiarazioni di Papa Francesco, fatte durante il volo di ritorno dal suo viaggio in Lussemburgo e Belgio, hanno scatenato un acceso dibattito. Il Pontefice ha dichiarato: "Le donne hanno diritto alla vita, la vita loro e la vita dei figli". Riferendosi all'aborto, ha affermato che si tratta di un omicidio, sottolineando che i medici che praticano queste procedure sono considerati, secondo la sua visione, 'sicari'. Ha anche distinto tra l'aborto e i metodi anticoncezionali, definendo questi ultimi come un argomento separato e non suscettibile di confusione.

Nonostante la crescente tensione tra il Vaticano e i ginecologi, è importante notare che la legalità dell'aborto in Italia è stata riconosciuta nel 1978 con la legge 194, che garantisce il diritto delle donne di interrompere una gravidanza entro i primi tre mesi. Questa legge è stata fortemente difesa nel corso degli anni, non solo per motivi legali ma anche per la salute e il benessere delle donne.

I ginecologi si preparano a una risposta formale e sperano che il dialogo possa essere riaperto per chiarire le posizioni e le incomprensioni. Chiantera ha aggiunto: "Abbiamo bisogno di un confronto costruttivo, perché ogni paziente merita rispetto, indipendentemente dalla sua scelta". La polemica ha aperto un dibattito più ampio sulla libertà di scelta, il diritto alla salute e la responsabilità dei medici in un contesto di forti pressioni culturali e sociali.