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I Pensionati di Guerra: Un Esercito da Un Miliardo di Euro!

2024-11-25

Autore: Giulia

La guerra è finita da quasi ottant'anni, eppure l'esercito dei pensionati di guerra continua a prosperare, caricando il contribuente di circa un miliardo di euro all'anno. Ma come è possibile che un fenomeno del genere persista nel nostro paese?

Secondo i dati del casellario Inps-Istat per il 2022 e 2023, le prestazioni assistenziali, così definite, sono state 111.736 nel 2022, costo totale di quasi un miliardo. Nel 2023, però, le prestazioni sono aumentate drasticamente, superando il miliardo toccando la cifra vertiginosa di 1 miliardo, 13 milioni e 7 mila euro, per un totale di 102.724 beneficiari.

Cifre imponenti che sollevano interrogativi. Nonostante l'Italia sia in pace, il numero dei pensionati di guerra non sembra diminuire, bensì crescere. La spiegazione, molto più prosaica, riguarda una serie di stratificazioni normative e di riflessi corporativi. Oltre ai reduci della Seconda guerra mondiale, si sono aggiunti anche i sopravvissuti ai campi di concentramento e i militari che hanno partecipato alle missioni internazionali sotto l'Onu e altre organizzazioni.

In aggiunta, troviamo orfani e vedove dei soldati, e persino ex militari che, dopo essere tornati a casa, si sono ammalati e hanno visto la loro condizione di salute raccordata a esperienze traumatiche vissute durante il servizio. Una platea così ampia di beneficiari ha portato a un'esplosione dei costi.

Il Ministero dell'Economia invece considera solo una parte di questo esercito di pensionati, calcolando che le pensioni di guerra ammontano a 43.000, divise in due grandi gruppi: 9.381 pensioni dirette e 34.191 pensioni indirette. Queste ultime comprendono orfani e vedove, e il tutto si perde nella complessità della burocrazia italiana, dove le interpretazioni legali e le sentenze della Corte dei Conti rendono difficile orientarsi.

L'incredibile verità è che le pensioni di guerra continuano a essere concesse per "infermità contratte in eventi bellici anteriori" alla soglia del 31 gennaio 1979, il che significa che gli ingressi sono rimasti aperti per decenni dopo la fine del conflitto. In un certo senso, l'Italia continua a combattere, ma non contro un nemico esterno bensì contro una rete burocratica e un sistema assistenziale che sembrano inestricabili.

Le indennità non si limitano ovviamente a vedove e orfani: anche i figli maggiorenni inabili possono accedere a queste tutele. Così, mentre la guerra può essere finita, la battaglia per garantire assistenza e protezione a diverse categorie di cittadini è ben lontana dall'essere risolta.

In sintesi, i pensionati di guerra rappresentano una realtà complessa e sfaccettata che ha un impatto significativo sulle finanze pubbliche italiane. Più che un paese in pace, l'Italia si presenta come una nazione alle prese con un'inarrestabile eredità del passato, continuando a onorare coloro che hanno servito, ma a un prezzo che spesso solleva interrogativi.