Il PD in crisi: Pronto a mettere sul piatto 4 miliardi per Stellantis?
2024-12-09
Autore: Maria
Negli ultimi giorni, il Partito Democratico ha suscitato polemiche e preoccupazione proponendo un fondo speciale dell'UE per sostenere la transizione green dell'industria automobilistica. Questa iniziativa include il restauro di 4,6 miliardi di euro già stanziati nel 2022 dal governo Draghi per l'automotive e la riattivazione del progetto della Gigafactory di Termoli, generosamente finanziato dallo Stato. Tuttavia, la posizione del Pd e di una parte della sinistra appare contraddittoria: sembra che l'unica soluzione per salvare Stellantis e il settore dell’auto in crisi globale sia scaricare sui contribuenti ingenti somme di denaro.
Il rischio di una rivolta sociale, in un contesto di potenziali licenziamenti, è reale, soprattutto considerando le centinaia di esuberi annunciati dalle aziende del settore. Ma il dilemma resta: il governo può davvero farsi carico di mantenere in vita un'intera filiera che occupa oltre un milione di persone e contribuisce al PIL per il 18%?.
Le recenti dichiarazioni di Elly Schlein, leader del PD, sembrano riproporre lo stesso copione già visto in ambito sanitario, facendo leva sull'aumento delle risorse pubbliche. Poco importa, secondo il partito, se le risorse esistenti vengono spesso sprecate o mal gestite.
In un contesto complesso, il governo attualmente in carica è accusato di non fare abbastanza per sostenere Stellantis, ma contrariamente a quanto affermano i rappresentanti del PD, le soluzioni non sono così semplici come lanciare ulteriori fondi. Per affrontare in modo serio la crisi dell'industria automobilistica è necessaria una revisione non solo delle politiche industriali, ma anche delle normative europee.
La tanto criticata cura di Carlos Tavares, CEO di Stellantis, ha il potenziale di mettere a rischio 24.000 posti di lavoro a causa delle nuove normative sulle emissioni di CO2. Senza un cambiamento radicale, dal 2024 scatteranno pesanti sanzioni per chi non rispetta i target europei, costringendo quindi i produttori a scegliere tra pagare multe salate o rischiare la propria competitività sul mercato.
La questione si complica ulteriormente: vogliamo davvero che i soldi dei contribuenti vengano utilizzati per coprire le sanzioni imposte da Bruxelles, rimuovendo così la responsabilità dalle scelte aziendali? Organizzazioni come l'Acea, che rappresenta i produttori europei, hanno espresso preoccupazione per la situazione dell'industria, chiedendo di fermare le sanzioni e rinegoziare le scadenze per l’uscita dai motori endotermici.
Infine, il ruolo del PD e dei socialisti europei nella gestione di questa crisi è cruciale. Con la nuova commissaria europea al clima, Teresa Ribera, che si oppone a qualsiasi cambiamento pragmatico nel green deal, il Partito Democratico si trova a un bivio. Invece di chiedere semplicemente supporto economico, dovrebbero spingere per un cambiamento significativo nelle politiche che regolano il settore automotive in Europa. È tempo che il PD smetta di navigare in acque turbolente e inizi a cercare alleanze strategiche, anche con figure controversie come Elon Musk, per trovare soluzioni sostenibili e innovative per il futuro dell'industria automobilistica.