Scienza

Il Telescopio Webb Rivoluziona la Nostra Comprensione della Formazione dei Pianeti

2024-12-17

Autore: Matteo

Il telescopio spaziale James Webb ha svelato un mistero che perdurava da oltre vent'anni, mettendo in discussione le teorie attuali sulla formazione dei pianeti nei primordi dell'Universo. Oggi parliamo di scoperte che potrebbero riscrivere il nostro libro sulle origini planetarie!

Nel 2003, il telescopio Hubble ha fatto un'osservazione sorprendente: ha identificato un pianeta massiccio orbitante attorno a una stella molto antica, di età quasi comparabile a quella dell'Universo stesso. Questo ha suggerito che il cosmo potesse essere di gran lunga più antico di quanto si pensasse.

Le attuali teorie affermano che, nell'Universo primordiale, mancavano grandi quantità di elementi pesanti, essenziali per la formazione planetaria. Pertanto, la scoperta di un pianeta così antico ha lasciato gli scienziati a chiedersi come fosse possibile la sua esistenza. Oggi, grazie a una nuova ricerca pubblicata su The Astrophysical Journal, abbiamo finalmente qualche risposta.

Utilizzando il telescopio Webb, i ricercatori hanno analizzato le stelle all'interno della Piccola Nube di Magellano, una galassia nana vicina che manchi anch'essa di abbondanti elementi pesanti, analogamente all'Universo primordiale. Il focus è stato posto sull'ammasso di formazione stellare Ngc 346, noto per la sua carenza di elementi pesanti.

Le osservazioni hanno rivelato che alcune stelle presenti nell'ammasso possiedono dischi di formazione protoplanetaria, sorprendendo gli scienziati poiché questi dischi risultano essere addirittura più duraturi di quelli osservati intorno alle stelle giovani nella Via Lattea.

Guido De Marchi, leader dello studio, ha dichiarato: «Con Webb, abbiamo ricevuto una forte conferma delle osservazioni di Hubble, e dobbiamo ripensare ai nostri modelli di formazione planetaria e all'evoluzione nell'Universo primordiale».

In passato, si credeva che le stelle si formassero principalmente da idrogeno ed elio, con pochi elementi pesanti come carbonio e ferro, giunti attraverso le prime esplosioni di supernova. Elena Sabbi, co-ricercatrice dello studio, ha spiegato che i modelli precedenti suggerivano che, con così pochi elementi pesanti, i dischi attorno alle stelle avrebbero avuto una vita così breve da non consentire la formazione di pianeti. Tuttavia, il pianeta osservato da Hubble ha fatto sorgere dubbi su queste teorie.

Le nuove scoperte mettono in discussione le precedenti previsioni teoriche, che affermavano che una stella sarebbe in grado di disperdere rapidamente un disco di formazione planetaria in presenza di pochi elementi pesanti. Se il tempo necessario per la formazione planetaria è maggiore di quanto pensato, allora potremmo riconsiderare le nostre idee su come si formano i sistemi planetari.

I ricercatori suggeriscono che potrebbero esistere due meccanismi: il primo è relativo alla pressione esercitata dalla luce della stella sul gas del disco, che è più efficace quando il disco contiene elementi pesanti. Ngc 346 presenta solo circa un dieci per cento degli elementi pesanti presenti nel nostro Sole, quindi è plausibile che possa servire più tempo affinché una stella disperda il suo disco.

Il secondo meccanismo avviene quando una stella simile al Sole si forma da una nube di gas più grande: questo approccio provoca la creazione di un disco più massiccio, il che significa che la sua scomparsa richiederà più tempo. L'idea che i dischi possano esistere per un periodo più lungo ha probabili implicazioni significative sulla formazione planetaria, suggerendo che in ambienti diversi potrebbero formarsi sistemi planetari assai diversi.

Nell’immagine fornita, possiamo osservare la galassia Ngc 346 catturata dal telescopio Webb, con dieci stelle contrassegnate nei cerchi gialli. Le scoperte del telescopio James Webb non solo promettono di cambiare il nostro modo di vedere l'Universo ma potrebbero anche rivelare nuovi mondi che aspettano solo di essere scoperti!