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Intervista con Padre Patton: «Costruire la pace è più realistico che eliminare l'altro»

2024-10-07

Autore: Maria

Padre Francesco Patton, custode di Terra Santa, offre un'immagine toccante della tragedia umana che ha caratterizzato l'ultimo anno. Le immagini inorridienti di vestiti insanguinati nel deserto del Neghev, i video strazianti di famiglie sepolte dai bombardamenti, e l'esodo disperato di un popolo privato di tutto. Ma in questo scenari di devastazione, padre Patton pone l'accento su tre volti emblematici che rappresentano la speranza e la resilienza: Rachel Goldberg-Polin, madre di Hersh, un giovane rapito e ucciso; un ragazzo che ha ricevuto la Cresima a Gaza; e papa Francesco, il quale ha costantemente dimostrato una profonda compassione per tutte le vittime di questo conflitto.

Ma perché ha scelto proprio questi volti? Rachel ha rifiutato di competere nelle sofferenze, mostrando una grande apertura verso la tragedia altrui. Il ragazzo di Gaza ha descritto la comunità cristiana della Striscia come un'«Arca nel mezzo del diluvio d'odio», una potente metafora che invita alla riflessione. Infine, papa Francesco incarna una sofferenza autentica e una chiamata a riconoscerci tutti nella nostra umanità, cosa che sembra mancare in gran parte del panorama politico attuale.

Nella recente giornata di digiuno e preghiera per la pace, la domanda principale rimane: è ancora possibile raggiungere la pace? Padre Patton afferma con fermezza che la pace non è solo possibile, ma necessaria. Entrambi i popoli devono imparare a convivere nella stessa terra: «È più realistico cercare la pace piuttosto che l'eliminazione dell'altro», dichiara. La storia insegna che l'uso della forza porta a cicli di violenza senza fine, mentre la capacità di negoziare e dialogare rappresenta l'unica via percorribile per una coesistenza duratura.

Ma come si può iniziare questo processo di pace? Según Padre Patton, è essenziale avviare azioni concrete, come un cessate il fuoco e l'instaurazione di negoziati mediati da attori terzi, come gli Stati Uniti e l'Unione Europea. È fondamentale anche il coinvolgimento di paesi come Russia e Cina, data la loro influenza su attori chiave nella regione. Inoltre, è necessario pensare a una visione politica unica per il futuro, capace di superare l'attuale ciclo di violenza.

Che cosa si può fare concretamente? La pace non è solo l'assenza di guerra; è un processo di costruzione condivisa. L'Europa è un valido esempio: dopo secoli di conflitti, ha trovato stabilità attraverso una visione politica che ha trasformato le competizioni in cooperazioni economiche. Anche per il Medio Oriente si rende necessaria una visione che vada oltre la classica soluzione dei due Stati, pensando a una comunità con legami economici e politici più ampi.

Infine, qual è il ruolo dei cristiani in questa missione di pace? Padre Patton sottolinea l'importanza della comunità cristiana come ponte tra cultures e come promotore di dialogo. Questi valori devono sorgere da una nuova mentalità politica, aperta al dialogo e alla comprensione reciproca, per poter finalmente spezzare il ciclo di paura e conflitto.

Sarà possibile, dunque, un futuro in cui la pace regni su una terra troppo a lungo segnata dal conflitto? La risposta, secondo padre Patton, dipende da un impegno collettivo a costruire e promuovere la speranza.