La Fine della Stazione Spaziale Internazionale: Come Distruggeremo il Gigante dell’Orbitale
2024-12-02
Autore: Marco
Negli ultimi 26 anni, l'umanità ha superato straordinarie sfide tecnologiche e diplomatiche per costruire la Stazione Spaziale Internazionale (ISS), l'oggetto più grande mai realizzato in orbita attorno alla Terra. Tuttavia, il tempo non risparmia nessuno, e tra pochi anni, la ISS rischia di trasformarsi da simbolo di collaborazione globale a ingombrante avanzi di rifiuti spaziali.
Con la fine della sua vita utile prevista intorno al 2030, la NASA ha delineato un piano per la distruzione della ISS. Ma i rapporti tesi tra Stati Uniti e Russia a causa della guerra in Ucraina potrebbero complicare le cose. Roscosmos, l'agenzia spaziale russa, ha garantito la propria partecipazione solo fino al 2028. Se decidesse di ritirarsi prima, le agenzie spaziali internazionali coinvolte, tra cui l'ESA, JAXA e CSA, si troverebbero ad affrontare enormi sfide logistiche.
L’attività di assemblaggio della ISS iniziò nel 1998, segnando una svolta storica tra gli Stati Uniti e la Russia. Da allora, la stazione è cresciuta fino a raggiungere una lunghezza di 109 metri e una massa superiore alle 400 tonnellate. Serve come laboratorio scientifico dove sono stati condotti migliaia di esperimenti. La ISS orbita a un'altitudine di 400 km, completando un giro attorno alla Terra ogni 90 minuti.
Come molti satellite, la ISS deve affrontare il decadimento orbitale, il fenomeno che la porta a perdere quota a causa dell'attrito atmosferico, impedendo una permanenza indefinita in orbita. Senza interventi regolari, la ISS si abbasserebbe fino a disintegrarsi nell’atmosfera, ma il suo grande volume comporta il rischio che alcuni frammenti possano raggiungere il suolo.
Negli ultimi anni, i tecnici della NASA hanno esplorato vari scenari per garantire un rientro controllato della ISS. Tra le possibilità c’era l'idea di spostarla a un'orbita più alta, ma ciò comporterebbe anche un maggiore rischio di collisioni con altri oggetti nello spazio. Da tempo è diventato evidente che non ci siano progetti attraverso i quali recuperare la stazione per conservarla in un museo: l'unica soluzione rimane la distruzione controllata. La NASA ha stabilito di condurre un eventuale rientro nell’area nota come “Punto Nemo”, il luogo più lontano dalle terre emerse, scelto per minimizzare i rischi per la popolazione. Qui, i resti della ISS saranno distrutti e l'impatto ambientale sarà insignificante.
Uno degli aspetti più interessanti è la scelta della NASA di collaborare con SpaceX, l'azienda di Elon Musk, per realizzare un veicolo spaziale in grado di guidare la ISS verso la sua distruzione. Si stima che il contratto valga oltre 800 milioni di dollari. SpaceX utilizzerà una versione potenziata del proprio sistema Dragon per costruire il veicolo che spingerà la ISS verso il deorbit.
Durante il rientro, i pannelli solari e i radiatori saranno tra le prime strutture a cedere, seguiti dall'intera intelaiatura della stazione. Le alte temperature incontrate durante il rientro scioglieranno gran parte della stazione, ma frammenti più massicci potrebbero sopravvivere e cadere nell'oceano. Gli esperti stimano che il rientro sarà un evento spettacolare, segnando la fine di un'era: dopo quasi duecentomila orbite attorno alla Terra, la ISS lascerà il suo posto nel cielo.
Con l'addio alla ISS, si pone un interrogativo fondo: cosa ci sarà nel futuro dell'esplorazione spaziale? I piani attuali non prevedono una nuova stazione spaziale, poiché i fondi potrebbero essere diretti verso missioni come quelle sulla Luna e forse un giorno su Marte. Recentemente, si parla di possibili partnership tra Russia e Cina, che stanno progettando nuove avventure nello spazio. Tuttavia, tra molte incognite, una cosa è certa: la fine della Stazione Spaziale Internazionale è un evento inevitabile.