La piazza "democratica": il vero volto della libertà di espressione
2024-12-18
Autore: Maria
Negli ultimi tempi, le dichiarazioni di esponenti della sinistra politica e mediatica si sono intensificate, lamentando una presunta minaccia alla libertà di manifestare in Italia. Tuttavia, un'analisi attenta dei dati rivela un quadro ben diverso. Nel 2024, che sta per concludersi, si sono registrate ben dodicimila manifestazioni di protesta autorizzate, una media record di mille al mese, superando le trenta al giorno. Di queste, ben 260 agenti di polizia sono stati feriti, un numero che testimonia la crescente tensione nel paese, con un incremento vertiginoso del duecento per cento rispetto all'anno precedente.
È evidente che, mentre alcuni affermano che il governo sta soffocando la libertà di espressione, la realtà è che il rischio maggiore incombe sui tanti agenti in divisa, inviati ogni giorno a fronteggiare quella che troppi considerano una ‘libertà di manifestare’, confondendo quest'ultima con la libertà di esercitare violenza. Spesso, la narrazione viene distorta: un manifestante ferito è visto come vittima innocente, mentre un poliziotto ferito è considerato solo un incidente del lavoro, magari anche un po' meritevole del suo destino.
Non possiamo dimenticare le parole di Pasolini, che affermò che i veri figli del proletariato sono i poliziotti, e che molti giovani manifestanti violenti provengono da ambienti privilegiati. Le parole d'ordine come ‘rivolta sociale’ e ‘governo dittatoriale’, che esponenti come Maurizio Landini della CGIL continuano a lanciare in pasto all'opinione pubblica, portano con sé conseguenze gravi e inaccettabili. Come rivelano i sondaggi, a farne le spese non è tanto Giorgia Meloni o il suo partito, ma piuttosto quei ragazzi in divisa che rappresentano la sicurezza del paese e che meriterebbero rispetto al di là delle opinioni politiche.
In un clima di violenza crescente, è fondamentale che chi incita alla protesta abbia il coraggio di affrontare realmente le conseguenze delle proprie parole. Non da un palco protetto, ma in mezzo alla folla, condividendo i rischi e le responsabilità. Solo così si potrà realmente discernere chi sta dalla parte della democrazia e chi la minaccia. La nostra libertà di espressione deve sempre includere il diritto degli altri a esercitarla, e questo richiede un impegno di tutti per garantire un vero dialogo democratico.