Le Controversie dei Mondiali di Calcio del 2034 in Arabia Saudita
2024-12-12
Autore: Marco
Mercoledì 11 dicembre, la FIFA ha ufficialmente assegnato l’organizzazione dei Mondiali maschili di calcio del 2034 all’Arabia Saudita, una decisione che era attesa da tempo. Il paese era l'unico rimasto in lizza dopo che le altre candidature, come quella dell'Indonesia e dell'Australia, avevano rinunciato. Questa assegnazione ha sollevato pesanti critiche, specialmente da diverse associazioni per i diritti umani che hanno evidenziato come le condizioni di vita e di lavoro dei migranti che costruiranno le infrastrutture necessarie siano da brivido.
La FIFA e il suo presidente, Gianni Infantino, hanno sostenuto fortemente la candidatura saudita, attribuendole un punteggio record di 4,2 su 5. Tuttavia, le preoccupazioni più gravi riguardano le violazioni dei diritti umani in un regime noto per la sua forte repressione delle libertà individuali. La pratica del cosiddetto "sportswashing" viene citata come una strategia per migliorare l'immagine del paese all'estero. Questo approccio ha portato a eventi sportivi in paesi con storie di abusi, come Russia e Qatar, e sembra ripetersi ora con l'Arabia Saudita.
Per quanto riguarda i lavoratori migranti, che rappresentano una parte significativa della forza lavoro saudita, ci sono rapporti allarmanti sugli abusi e sulle condizioni di sfruttamento. Amnesty International ha recentemente avvertito che la FIFA è consapevole dei rischi di sfruttamento e violazioni che si verificheranno se non verranno attuate riforme significative. Dayani Busy, portavoce di Human Rights Watch, ha sottolineato l'inefficienza della protezione dei diritti dei lavoratori da parte delle autorità saudite.
In Arabia Saudita, la grande maggioranza dei 13,4 milioni di lavoratori migranti proviene da paesi a basso reddito. Questi lavoratori sono spesso legati ai loro datori di lavoro da un sistema legislativo chiamato kafala che consente sfruttamenti e condizioni di lavoro inaccettabili. Un'indagine recente ha rivelato che alcuni lavoratori degli stadi avrebbero iniziato a lavorare senza stipendio per i primi due anni, con salari ridicoli e turni estenuanti.
Accanto ai gravi problemi di sfruttamento, l'Arabia Saudita continua a negare diritti essenziali a donne e minoranze. Le leggi anti-LGBT+ e le restrizioni sui diritti delle donne rendono l'atmosfera per i tifosi e i lavoratori particolarmente preoccupante. I diritti delle donne, sebbene migliorati negli ultimi anni, rimangono sotto un controllo patriarcale rigido, e i dati sul Global Gender Gap 2024 confermano che l'Arabia Saudita è al 126° posto su 146 paesi.
Inoltre, l'organizzazione dei Mondiali solleva questioni ambientali significative, poiché l’Arabia Saudita è uno dei maggiori produttori di petrolio al mondo e la sua economia dipende fortemente da questo combustibile fossile. Secondo l’organizzazione Fossil Free Football, i Mondiali del 2034 potrebbero risultare estremamente inquinanti a causa della costruzione di 11 nuovi stadi e delle ingenti emissioni di carbonio legate ai trasporti.
In conclusione, mentre l’Arabia Saudita si prepara a ospitare quelli che vengono definiti "i Mondiali più grandi di sempre", le preoccupazioni su diritti umani, sfruttamento dei lavoratori e sostenibilità ambientale rimangono al centro del dibattito. La FIFA ha la responsabilità di garantire che i diritti umani siano rispettati e che non si ripetano le tragedie già viste in passato. L'eco di queste criticità si fa sempre più assordante e non può essere ignorato.