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Le Tattiche del Riarmo Elettorale: Una Scommessa Pericolosa?

2025-03-31

Autore: Sofia

Scommettere che il riarmo sia un tema in grado di influenzare significativamente le intenzioni di voto degli elettori è un'operazione rischiosa, quasi parallela al gioco del Superenalotto: dal costo contenuto, ma con probabilità di successo pressoché nulle. Questo dibattito infervorato ha animato le discussioni all'interno delle coalizioni di centrodestra e centrosinistra, eppure il barometro del consenso rimane sostanzialmente invariato.

Le fluttuazioni nei consensi dei singoli partiti oscillano tra valori insignificanti, come sempre accade in periodi di instabilità politica.

In parallelo, la polemica su un'Europa percepita tanto amica quanto nemica continua a essere un argomento caldo, risultando più un effetto placebo che un reale cambiamento di opinione. Sarà solo quando verrà presa una decisione concreta, non tanto sul riarmo quanto sulle sue implicazioni pratiche in termini economici, che gli elettori trarranno le loro conclusioni. Tuttavia, quel momento sembra ancora lontano; il buon senso suggerisce che l'eventuale costo non ricadrà sul welfare, come molti temono.

Attualmente, i fondi pubblici spesi in maniera discutibile dalle amministrazioni di sinistra, spesso in collaborazione con il Movimento Cinque Stelle, sono destinati a finanziare manifestazioni di piazza il cui scopo rimane ambivalente: contro la guerra di Putin, a favore della pace di Trump, o verso un'Europa meta di critiche e lamentele.

C'è una netta confusione tra visibilità mediatica e consenso elettorale: se fosse vero, Matteo Renzi dovrebbe godere di una percentuale ben più alta rispetto all'attuale 2%. Lo stesso dicasi per i Cinque Stelle, che hanno visto i loro voti dimezzarsi elezione dopo elezione.

In questo contesto, la coerenza sembra essere l'arma che paga maggiormente. Paradossalmente, i partiti del centrodestra, pur in un periodo di aperta litigiosità, mantengono una loro unità: Meloni e Tajani, infatti, hanno scelto di rimanere nel governo europeo e tentare di influenzare le decisioni dall'interno, mentre Salvini ha deciso di opporsi senza riserve alla presidente Von der Leyen.

Questa divisione di strategie non sembra presentare novità, soprattutto se le discordie dovessero approdare al Consiglio dei Ministri, un'evenienza che, nonostante il caos comunicativo attuale, appare altamente improbabile.

In un periodo in cui i temi del riarmo e della sicurezza nazionale guadagnano visibilità, si pone comunque la domanda: fino a che punto questo dibattito inciderà realmente sulla realtà politica italiana?