Scienza

L’Europa alla conquista della ricerca globale: Un'opportunità imperdibile

2025-04-05

Autore: Matteo

Da quasi un secolo, gli Stati Uniti hanno aperto le porte a brillanti scienziati provenienti da tutto il mondo. Questa migrazione è iniziata con l'emigrazione di una significativa porzione dell'intellighenzia europea negli Usa, in gran parte causata dall'emergere dei regimi nazi-fascisti. Questo fenomeno ha senza dubbio dato un forte impulso alla cultura e alla scienza americana, come evidenziato dal celebre articolo di Martin Gumbert, che nel 1943 intitolò il suo pezzo su The American Mercury «Il dono di Hitler all’America».

Nonostante il ritorno della democrazia, molti giovani ricercatori continuano a scegliere di trasferirsi negli Stati Uniti, attratti sia dal riconoscimento sociale che da finanziamenti generosi, aspetti difficilmente rintracciabili nell'Europa post-bellica. Così, gli Stati Uniti hanno mantenuto una formula vincente per il progresso economico e sociale, attraendo le migliori menti del pianeta.

Tuttavia, l’amministrazione Trump ha iniziato a smantellare le invidiate strutture di ricerca americane. Con drastiche riduzioni di fondi per le università, limitazioni alla libertà accademica e la sospensione di importanti programmi di ricerca, il panorama accademico Usa è diventato sempre più preoccupante. Un'indagine recente pubblicata su Nature rivela che il 75% degli scienziati statunitensi intervistati desidera lasciare il paese, un’opportunità irripetibile per l’Europa.

Se l'Europa agisse rapidamente e in modo efficace, potrebbe attirare molte di queste menti brillanti e invertire la tendenza che ha conferito gli Stati Uniti una notevole superiorità tecnologica ed economica. La natura internazionale del mondo accademico, caratterizzata dalla cooperazione, faciliterebbe una rapida integrazione di questi talenti.

In risposta a questa situazione, università e paesi europei stanno attualmente intensificando le iniziative volte ad offrire opportunità di ricerca agli scienziati americani. Si prevede che un progetto europeo unitario, supportato dal Consiglio Europeo della Ricerca (ERC), possa assicurare i fondi necessari per attrarre talenti. La presidente dell’ERC, Maria Leptin, ha recentemente esortato il Parlamento europeo ad aumentare significativamente il budget del finanziamento della ricerca, segnalando che l’ERC raddoppierà la sovvenzione iniziale per i ricercatori che si trasferiranno in Europa, passando da 1 a 2 milioni di euro.

Questa spinta a investire nell'innovazione e nella ricerca non nasce solo da un sentimento di solidarietà verso gli scienziati americani, ma è anche una risposta a complessi cambiamenti geopolitici che hanno mostrato la vulnerabilità dell'Europa nel contesto internazionale attuale. La scienza e l'innovazione tecnologica possono fungere da catalizzatori per il rafforzamento dell'Europa. Durante un recente dibattito, leader come Enrico Letta e Maria Chiara Carrozza hanno congiuntamente sostenuto che la scienza deve rappresentare il punto di partenza per un'Europa più forte e coesa, sostenendo lo slogan «#ReBrain Europe».

Occorre un impegno coordinato in termini di idee, persone, finanziamenti e infrastrutture, il tutto superando nazionalismi e sovranismi. Cambiare l’Europa è un’impresa ambiziosa, ma necessaria. In questo contesto, è essenziale accelerare i piani di riarmo europeo, non solo in termini militari, ma anche intellettuali. Dobbiamo accogliere coloro che desiderano venire in Europa per lavorare e contribuire alla scienza.

È particolarmente preoccupante che l'Italia, pur essendo un paese fondatore dell'Unione Europea, non abbia ancora risposto all'appello di 13 stati membri per attrarre talenti scientifici, un’assenza che potrebbe risultare fatale. Con migliaia di ricercatori italiani che hanno vissuto l’accoglienza americana, è giunta l’ora di restituire il favore.

I ministri della ricerca dei vari paesi stanno ora preparando un piano d'azione, auspicando una partecipazione attiva dell'Italia. Ignorare questa opportunità avrebbe conseguenze devastanti per il nostro sistema di ricerca e, di conseguenza, per il nostro futuro.

È tempo di agire: l'Europa può e deve diventare il nuovo epicentro della ricerca globale, per un avvenire di prosperità e innovazione.