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L'Ultima Illusione di Democrazia in Qatar: Il Futuro è a Rischio?

2024-10-16

Autore: Alessandra

L'emiro del Qatar, Tamim bin Hamad al Thani, ha recentemente lanciato un allerta preoccupante per i sostenitori della democrazia nel suo paese: è stato annunciato un referendum per abolire la possibilità per i cittadini di eleggere due terzi dei membri del Consiglio della Shura, un'assemblea con poteri consultivi limitati. Se la proposta dovesse essere approvata, segnerebbe la fine di qualsiasi passo verso una reale rappresentatività democratica nel Qatar.

Sebbene il Qatar sia formalmente una monarchia assoluta, la Costituzione del 2003 prevedeva che due terzi dei membri del Consiglio fossero eletti dai cittadini. Tuttavia, le elezioni sono state continuamente rinviate e si sono finalmente svolte solo nel 2021, poco prima del Mondiale di calcio del 2022, in un contesto di particolare scrutinio internazionale sul regime qatariota. Ora, le prime elezioni potrebbero rivelarsi anche le ultime: l'emiro le ha definite un "esperimento" fallito che ha accentuato le tensioni sociali.

Il Qatar, con una superficie poco maggiore dell'Abruzzo e una popolazione di circa 3 milioni di abitanti, ha acquisito una notevole influenza economica globale grazie alla sua ricchezza naturale derivante dagli idrocarburi. Infatti, ciò consente al paese di giocare un ruolo chiave nelle dinamiche del Medio Oriente.

Governato dalla famiglia Al Thani dal 1971, il Qatar ha visto l'emiro detenere un potere quasi assoluto: dalla nomina del primo ministro al controllo delle forze armate e del sistema giudiziario. Nonostante la Costituzione prevedesse un'assemblea consultiva elettiva con poteri propositivi, il sistema politico qatariota rimane altamente controllato. L'emiro nomina 15 degli 45 membri, mentre il resto deve affrontare severe restrizioni per candidarsi o votare.

È importante notare che in Qatar non esistono partiti politici e le opportunità di voto sono ridotte al lumicino. Solo i cittadini le cui famiglie risiedono nel paese da prima del 1930 possono partecipare al processo elettorale, escludendo così gran parte della popolazione, compresi i nuovi cittadini naturalizzati. Nel 2021, tutti i candidati erano maschi e non è stata eletta nessuna donna: le uniche due donne nel Consiglio sono state nominate direttamente dall'emiro.

Particolarmente significativa è la sorte della tribù Al Murrah, un gruppo beduino con forti legami storici, che ha visto molti dei suoi membri privati della nazionalità qatariota nel corso degli anni come punizione politica. La loro esclusione dal voto ha generato proteste rare nel contesto conservatore del Qatar, segnalando un crescente malcontento tra le forze più tradizionali della società qatariota.

Nel suo annuncio riguardante il referendum, l'emiro ha chiarito che le elezioni avevano innescato problematiche di identità che il governo non era pronto ad affrontare, affermando che il Consiglio della Shura non ha nulla a che vedere con un parlamento democratico. La mossa dell'emiro sembra quindi puntare a ripristinare un modello di governo basato sul "consenso" più che sulla reale rappresentatività popolare.

Va sottolineato che il Kuwait rappresenta l'unica nazione del Golfo con un parlamento democraticamente eletto, sebbene anche lì ci siano stati recenti tentativi di limitazione del potere legislativo. Questo scenario i cui sviluppi politici sembrano destinati a mantenere il Qatar su una strada di stallo democratico, è sicuramente motivo di preoccupazione non solo per i qatarioti, ma per la comunità internazionale che guarda con attenzione agli sviluppi di questa regione cruciale.