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Migranti in Albania: la Corte UE mette in difficoltà il piano dell'Italia! Ecco cosa cambia

2024-10-05

Una recente sentenza della Corte di giustizia dell’Unione Europea potrebbe far saltare il controverso piano dell'Italia di trasferire i migranti intercettati nel Mediterraneo in Albania, dove dovrebbero essere sottoposti a procedure accelerate per l'esame delle domande d'asilo.

Questo piano, ratificato dal Parlamento italiano, prevede che nei centri albanesi gestiti dalle autorità italiane vengano trattenuti solo i cittadini provenienti da Paesi ritenuti 'sicuri'. Tuttavia, la Corte ha chiarito che un Paese può essere classificato come sicuro solo se garantisce questa sicurezza per tutti i suoi cittadini, altrimenti non può essere considerato 'sicuro' per nessuno. Questo implica una revisione dei Paesi che l'Italia ha designato come tali.

Attualmente, i Paesi sono identificati come sicuri se, in base alla loro legislazione e alla situazione politica, non ci sono persecuzioni o torture sistematiche. La normativa prevede che l'Italia possa stilare una lista di tali Paesi, e in questa lista entrano, tra gli altri, Albania, Algeria, Marocco e Tunisia. Tuttavia, per alcuni di questi Paesi, come la Tunisia, l'Italia ha specificato delle eccezioni, escludendo determinate aree o categorie di persone, ad esempio la comunità LGBTQI+.

La sentenza della Corte si basa su un caso di un richiedente asilo moldavo respinto dalla Repubblica Ceca e sottolinea che ogni parte di un Paese deve essere considerata sicura affinché il Paese stesso lo sia. Questo significa che l'interpretazione delle leggi europee non può tollerare approcci che discriminano tra diverse aree o gruppi all'interno di un Paese.

Il governo italiano aveva programmato l'apertura di centri in Albania, come il centro di Gjader, dove si prevede di mantenere circa 800 richiedenti asilo in attesa del processo. Secondo la legge, il trattenimento deve essere convalidato entro 48 ore da un giudice, e mentre tali procedure sono pensate per essere più rapide, ciò ha sollevato preoccupazioni riguardo alla mancanza di protezione per i diritti umani dei migranti.

A giugno 2024, l'Italia ha continuato ad ampliarsi nel considerare 'sicuri' Paesi come il Bangladesh e l'Egitto, da cui provengono molti migranti, ma anche seguendo una logica controversa che ignora le reali condizioni di sicurezza per diverse categorie di persone.

La Corte di giustizia UE, richiamando la direttiva europea 2013/32, ha segnato un chiaro punto: la tutela dei diritti di ogni richiedente asilo deve essere garantita e non può essere limitata a percorretti parziali, aprendo così a un'intricata questione politica sul futuro dei migranti in Europa e sulla flessibilità dei piani italiani.