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Papà dona il fegato alla figlia di 11 mesi, un trionfo della speranza alle Molinette di Torino

2024-12-26

Autore: Giulia

Cosa si è disposti a fare per il proprio bambino?

La storia commovente di un padre greco di 31 anni, che ha donato parte del suo fegato per salvare la vita della sua bambina di appena 11 mesi, ne è un esempio straordinario. Questo trapianto, avvenuto all'ospedale Molinette di Torino, è significativo non solo per la vita salvata, ma anche perché rappresenta il primo trapianto di fegato pediatrico in Piemonte realizzato grazie a una collaborazione tra Italia e Grecia, coordinata dal Centro Nazionale Trapianti di Roma.

La situazione della piccola

La vita della piccola era appesa a un filo, affetta da una grave cirrosi epatica scompensata a causa di due interventi chirurgici precedenti effettuati in Grecia per una malformazione nota come atresia delle vie biliari. Questa condizione critica ha spinto i medici greci a contattare il CNT di Roma, attivando un protocollo per lo scambio di pazienti e organi tra i due Paesi.

Il trasferimento e la lista d'attesa

Dopo il trasferimento di emergenza all'ospedale Infantile Regina Margherita di Torino, sotto la supervisione del dottor Pierluigi Calvo, la piccola è stata inserita nella lista d'attesa per il trapianto, ma le difficoltà non si sono fatte attendere. Dopo venti giorni senza risultati nella ricerca di un donatore deceduto, il padre ha preso una decisione disperata: donare parte del proprio fegato per dare alla sua bambina una seconda possibilità.

Interventi simultanei

Le pratiche per autorizzare il trapianto da donatore vivente sono state accelerate grazie alla pronta risposta della direzione sanitaria dell'ospedale, e entrambi gli interventi – il prelievo del fegato dal padre e il trapianto nella figlia – sono stati eseguiti simultaneamente nella sala operatoria della Chirurgia Trapianto Fegato, diretta dal professor Renato Romagnoli.

Le complessità dell'intervento

Le operazioni, che sono durate 16 ore, hanno richiesto un impegno straordinario da parte dell'équipe medica e degli anestesisti, a causa delle complicazioni legate alla dimensione e al peso della piccola paziente. L'ipoplasia della vena porta ha complicato ulteriormente il trapianto, rendendo necessario un intervento di sostituzione con un autotrapianto della vena giugulare.

Un trionfo di speranza

È una storia di amore e determinazione, di esperienze estreme che i genitori affrontano quando la vita dei propri figli è in gioco. Fortuna vuole che l'intervento sia andato a buon fine, riportando la speranza in una famiglia che stava per perdere tutto. Ogni giorno, medici e genitori lottano per fornire ai bambini una vita migliore. Questo caso non è solo un traguardo medico, ma un simbolo della forza dei legami familiari e della cooperazione internazionale per la salute.