PLATO: il telescopio ESA che potrebbe scoprire la Terra 2.0
2025-01-06
Autore: Maria
I dati sono chiari: su ben 5.788 esopianeti confermati, solo 210 possono essere considerati “simili alla Terra”. E sorprendentemente, nessuno di questi orbita attorno a una stella paragonabile al nostro Sole. Questa è la sfida che PLATO, la nuova missione dell’ESA, si propone di affrontare, con l’ambizione di non solo cambiare queste statistiche, ma di stravolgerle completamente.
Alla ricerca di nuovi mondi abitabili
Ciò che rende PLATO davvero affascinante è la sua ambizione: non si tratterà solo di una semplice ricerca di pianeti, ma di una vera e propria esplorazione di potenziali nuove case per l’umanità. Andreas F. Krenn, dottorando presso lo Space Research Institute dell'Accademia Austriaca delle Scienze, descrive la difficoltà di questa ricerca, che richiede di osservare variazioni incredibilmente piccole nella luminosità stellare – solo lo 0,0084% della luce totale.
Immaginate di dover avvistare una tartaruga delle Galapagos a anni luce di distanza: questa è la precisione necessaria per identificare il movimento di una stella causato dall'attrazione gravitazionale di un pianeta delle dimensioni della Terra.
Un approccio rivoluzionario
Il vero punto di forza di PLATO sta nel suo approccio multidisciplinare. Non si limiterà a osservare le stelle in modo tradizionale: metterà in campo tecnologie di fotometria ad alta precisione, strumenti di analisi dati all’avanguardia e un programma dedicato allo studio della variabilità stellare. Inoltre, è prevista una campagna di follow-up da osservatori sulla Terra, per confermare le scoperte fatte nello spazio.
La tecnologia di PLATO è così avanzata da consentire la rilevazione del transito di un pianeta simile alla Terra con una singola osservazione - in contrasto con gli strumenti attuali, come il telescopio CHEOPS dell’ESA, che necessitano di multipli passaggi per ottenere dati significativi.
Caccia ai segnali di vita
Quando si scovano pianeti abitabili, i ricercatori sanno esattamente cosa cercare: i “bio-segnali” come ossigeno, anidride carbonica, metano, ammoniaca e vapore acqueo nell'atmosfera. Inoltre, si prestano attenzione a fenomeni come il “vegetation red edge” (VRE), che indica potenzialità di fotosintesi sulla superficie del pianeta. Fino ad oggi, è stato straordinariamente difficile ottenere questi dati, data la posizione vicina delle stelle di questi pianeti.
Ma PLATO potrebbe cambiare letteralmente il gioco. La sua eccezionale precisione promette di superare gli ostacoli tecnici che finora hanno limitato le scoperte.
Prospettive incoraggianti per il futuro
Il team di Krenn ha condotto simulazioni utilizzando i dati del nostro Sole come base di riferimento e i risultati sono stati promettenti. PLATO dovrebbe essere in grado di misurare con precisione le dimensioni dei pianeti simili alla Terra. Tuttavia, il lavoro è ancora in fase embrionale, poiché le simulazioni si sono concentrate solo su aspetti a breve termine. Nella realtà, dovrà affrontare anche altre fonti di rumore che potrebbero rendere complessa la rilevazione dei segnali planetari.
Ma c’è una buona notizia: PLATO non opererà da solo. Collaborerà con strumenti all'avanguardia come il James Webb Space Telescope, il telescopio ARIEL e il Nancy Grace Roman Space Telescope. Insieme, queste apparecchiature potrebbero permetterci di determinare con certezza se un pianeta è “abitabile” o addirittura “abitato”.
La promettente ricerca di una nuova Terra
Cercare un “pianeta gemello” della Terra non è solo un’impresa scientifica; è una questione che solleva domande fondamentali sull’esistenza umana. Siamo soli nell’universo? Ci sono mondi là fuori in grado di ospitare vita?
PLATO rappresenta il nostro tentativo più ambizioso di rispondere a queste domande inquietanti. Con la sua tecnologia all’avanguardia e un approccio innovativo, potrebbe essere lo strumento che finalmente ci porterà a scoprire la nostra “Terra 2.0”.
E, chissà, magari tra qualche anno non parleremo più di pianeti “potenzialmente abitabili”, ma avremo finalmente le prove scientifiche dell’esistenza di altri mondi in cui la vita potrebbe prosperare.