Tecnologia

Rabbit R1, solo il 5% degli acquirenti lo usa ancora: è davvero un flop per gli hardware AI?

2024-09-26

Il Rabbit R1 doveva rappresentare il futuro della tecnologia, ma, a cinque mesi dal lancio, si sta rivelando un grande punto interrogativo. Solo 5.000 delle 100.000 unità vendute stanno continuando a essere utilizzate dai loro acquirenti. Jesse Lyu, fondatore della start-up californiana Rabbit, ha riconosciuto la situazione difficile durante il Fast Company Innovation Festival, ma si è mostrato ottimista. Secondo Lyu, l'attuale periodo di scetticismo è una fase fisiologica, inevitabile per i nuovi gadget innovativi, simile a quella vissuta prima del lancio dell'iPhone, quando il concetto di smartphone non era ancora chiaro al grande pubblico.

Dopo il suo debutto al CES lo scorso gennaio, ci si aspettava un grande successo per il Rabbit R1, un dispositivo concepito per semplificare la vita degli utenti digitali. Questo hardware autonomo prometteva di eliminare le distrazioni e supportare gli utenti nella gestione delle loro attività quotidiane in modo più intelligente ed efficiente. Si presenta come un ibrido tra smartphone e phablet, con la peculiarità di essere ultra-minimalista e con un sistema operativo innovativo in linguaggio naturale, capace di eseguire operazioni senza la necessità di app all'interno del tradizionale ecosistema mobile.

Tuttavia, il flop del Rabbit R1 solleva interrogativi sulla prontezza del pubblico ad abbracciare strumenti di intelligenza artificiale così avanzati. Le preoccupazioni relative alla privacy e all'affidabilità, unito alla difficoltà di adattamento a nuove modalità di interazione, potrebbero essere fattori che hanno contribuito a questa bassa adozione. È interessante notare che il Rabbit R1 non è l'unico gadget a lottare in questo modo: il recente AI Pin di Humane, presentato a novembre 2023, affronta similari sfide e esperienze di mercato.

Forse, il futuro di dispositivi come il Rabbit R1 richiederà maggiore pazienza e un cambiamento culturale verso l'accettazione della tecnologia AI nelle nostre vite quotidiane. La domanda rimane: siamo pronti a rinunciare ai nostri metodi tradizionali in favore di un'esperienza tecnologica davvero automatizzata?