Il Pentagono sta attualmente pagando a SpaceX 23 milioni di dollari per sostenere l'Ucraina, mentre l'Italia sarebbe pronta a spendere 1,5 miliardi nei prossimi cinque anni per un presunto contratto con Starlink. Ma vale realmente la pena investire una somma così elevata per un sistema satellitare? Gli esperti sollevano alcuni dubbi.

Un punto cruciale è che l'Italia non ha bisogno di Starlink con la stessa urgenza dell'Ucraina. I satelliti Starlink orbitano a bassa quota, il che consente una trasmissione del segnale più rapida ma richiede una rete mobile solida quando ci si trova in movimento. Per zone remote, Starlink può essere utile, ma in molti casi esistono già alternative come la rete fissa o sistemi wireless locali.

In questo contesto, il costo di 1,5 miliardi di dollari per l'Italia è difficile da giustificare. Ogni abbonamento Starlink in Italia costa circa 40 euro al mese, più 400 euro per l'attrezzatura iniziale. Fate i calcoli, e vi renderete conto che stiamo parlando di un'enorme differenza di investimenti.

Stefano Quintarelli, esperto di tecnologia e già presidente dell'Agenzia per l'Italia Digitale, ha affermato che le informazioni messe in circolazione sull'accordo sono irrealistiche. Mentre le applicazioni militari giustificherebbero un certo investimento, l'ammontare chiesto sembra esagerato. In situazioni di emergenza, come black-out o gravi eventi naturali, Starlink potrebbe rappresentare una soluzione, ma la sua necessità rimane limitata.

Parlando del contesto europeo, Musk non ha concorrenti diretti per Starlink. Con 7.000 satelliti attivi e un obiettivo di 30.000 satelliti a lungo termine, la domanda in Europa è quindi amplificata. Gli esperti concordano sul fatto che per l'Europa ne servirebbero solo alcune centinaia.

Un'altra preoccupazione riguarda il monopolio di Musk nel settore della connessione satellitare e le potenziali conseguenze in caso di conflitto. Ci sono stati incidenti in cui Musk ha limitato l'accesso a Starlink per droni ucraini, creando interrogativi sulla sovranità e le responsabilità legate all'utilizzo di un servizio di proprietà privata in contesti così delicati.

Infine, sebbene il costo per inviare satelliti in orbita stia diminuendo, la logistica rimane una sfida. Ritardi dovuti a missioni non riuscite possono costringere a lunghe attese, complicando ulteriormente la gestione dei satelliti.

In sintesi, l'accordo proposto con SpaceX solleva interrogativi rilevanti su costi, necessità e sovranità, rendendo opportuno un dibattito approfondito prima di prendere decisioni finali.