Stupro a Porta Pia: La Donna Coraggiosa che Ha Salvato una Vita "Vorrei Aver Fatto di Più!"
2024-09-26
Autore: Francesco
La comunità è sollevata nel sapere che Francesca, la 42enne violentata all’alba di lunedì nel sottopasso di via della Croce Rossa, è ora tornata a casa, circondata dall’amore dei suoi cari. Enza, l’unica persona che le ha prestato soccorso chiamando i servizi di emergenza, esprime il suo rammarico: "Non mi sento un’eroina, avrei voluto fare di più". Tuttavia, il suo intervento coraggioso ha fatto la differenza in un momento di grande bisogno.
Enza racconta quei momenti critici: "Stavo andando al lavoro, era circa le 6 del mattino e il cielo era ancora buio. Mentre parcheggiavo, ho notato questa ragazza seduta per terra, tremante e visibilmente in difficoltà. Non era una senzatetto, era chiaro che stava passando un brutto momento".
Quando ha deciso di intervenire?
"Dopo averla osservata, sono scesa dall’auto. Quando i nostri occhi si sono incrociati, ha cominciato a chiedere aiuto disperatamente, implorandomi di chiamare un’ambulanza. Non riuscivo a credere a ciò che stavo ascoltando, era sconvolgente. Ho subito contattato il 118 e, fortunatamente, soccorsi e polizia sono arrivati rapidamente".
Era spaventata per possibili truffe o altro?
"Certo, per un attimo ho pensato a questo. Spesso sentiamo di truffe a persone in difficoltà, ma guardandola negli occhi, ho capito che la sua richiesta di aiuto era autentica. Ho sentito un impulso forte che mi ha spinto ad aiutarla, a prescindere da ogni timore".
Sì, ma ha detto di sentirsi un po' impotente:
"Esattamente. Era infreddolita e avrei voluto darle una maglietta o almeno qualcosa da mangiare, ma purtroppo non avevo nulla con cui aiutarla. È stato davvero doloroso per me. In quei momenti in attesa dell’ambulanza, la paura e la tristezza mi attanagliavano".
Tuttavia, senza il suo intervento, Francesca sarebbe rimasta in pericolo per ore.
"Io non voglio essere considerata un’eroina; ho solo agito come qualsiasi donna dovrebbe fare. È fondamentale che ci si aiuti a vicenda, uomini e donne. Non possiamo girarci dall’altra parte, mai. È un dovere morale".
Era spaventata durante l’attesa, perché?
"Temevo che l’aggressore fosse ancora nei dintorni. Continuavo a guardarmi intorno. In quelle circostanze, fuggire sarebbe stato difficile. Francesca sembrava in condizioni critiche: camminava a stento, aveva lividi e ferite ovunque, e soffriva terribilmente".
Avete avuto modo di sentirvi dopo quell'episodio?
"Purtroppo no. In quel momento di emergenza non ho pensato a prendere i suoi contatti. Ho appreso dai media che era stata dimessa dall’ospedale e che ora è a casa con la sua famiglia. Questo mi riempie di gioia. Spero davvero che possa superare questo incubo il prima possibile".
Il caso di Francesca ha riacceso il dibattito su violenze e aggressioni nel nostro paese. Cosa si può fare per prevenire queste tragedie? È fondamentale che ogni cittadino, proprio come Enza, agisca con coraggio e compassione. Dobbiamo unirci per combattere la violenza e proteggere i vulnerabili nella nostra società.