Mondo

Clarissa Ward della CNN: intervista a un presunto torturatore in Siria, il mistero si infittisce!

2024-12-16

Autore: Marco

Un servizio della CNN ha creato scalpore dopo che è emerso che il prigioniero intervistato dalla giornalista Clarissa Ward potrebbe essere in realtà un torturatore del regime di Assad. La controversia ha preso piede dopo la diffusione di un video dell'11 dicembre scorso, in cui la Ward, accompagnata da un militante armato, entrava in una prigione segreta a Damasco, pochi giorni dopo l'apertura della città ai ribelli.

Il video ritrae un uomo, poi identificato con il nome di Adel Gharbal, che afferma di aver trascorso tre mesi in prigionia. Tuttavia, le sue condizioni fisiche – apparendo ben vestito e in ottima forma – hanno sollevato dubbi tra i giornalisti siriani. La stessa CNN, su richiesta del sito Verify.Syria, ha avviato un'indagine sull'identità di questo presunto prigioniero. Secondo le rivelazioni, Gharbal, o Abu Hamza come è conosciuto, sarebbe un ufficiale dei servizi di intelligence dell'aeronautica siriana, noto per le sue attività violente nella zona di Homs.

Testimoni locali lo descrivono come un estorsore, accusato di aver maltrattato e ucciso civili e prigionieri durante la guerra, utilizzando accuse inventate per costringerli a diventare informatori. Questa scoperta ha alimentato intensi dibattiti sui social media e tra i giornalisti, oltre a mettere in discussione la credibilità dell'intervista.

Clarissa Ward ha difeso il suo lavoro, definendo il servizio come "straordinario", ma non ha commentato le accuse riguardanti l'identità del prigioniero. La CNN ha confermato che nessuno al di fuori del proprio team era a conoscenza della visita e ha insistito che l'evento è stato riportato senza manipolazioni.

In aggiunta, i residenti di Homs sostengono che Gharbal sia stato detenuto meno di un mese fa a causa di conflitti interni riguardanti il controllo degli affari illeciti. Nonostante le sue dichiarazioni nel video, i rapporti sottolineano come apparisse sorprendentemente curato e sano, il che contrasta notevolmente con quanto ci si attenderebbe per qualcuno liberato dopo un lungo periodo di detenzione.

La questione ha messo in evidenza non solo le difficoltà dell'etica nel giornalismo di guerra, ma anche la complessità della situazione in Siria, dove le verità possono essere facilmente distorte e manipolate. Mentre la CNN continua le indagini, questo episodio solleva interrogativi su quanto sia facile cadere vittima di inganni durante i reportage in zone di conflitto.