Tecnologia

Il New York Times contro Perplexity, la startup AI sostenuta da Jeff Bezos: basta utilizzare i nostri contenuti!

2024-10-15

Autore: Luca

Il New York Times ha intrapreso una nuova battaglia nel settore dell'intelligenza artificiale, inviando un avviso di "cessazione e desistenza" alla startup Perplexity, che ha ottenuto supporto da Jeff Bezos. La lettera, riportata dal Wall Street Journal, è un chiaro segnale della crescente tensione tra le pubblicazioni tradizionali e le aziende di intelligenza artificiale.

Attualmente, il New York Times è coinvolto in una causa simile contro OpenAI, il creatore di ChatGPT, e si unisce a diversi altri editori, come Forbes e Condé Nast, accusando Perplexity di utilizzare contenuti senza autorizzazione per generare risultati di ricerca.

Perplexity, avviata due anni fa, si propone di competere con Google nel panorama della ricerca online. Gli utenti possono porre domande sul sito di Perplexity, che risponde con riassunti generati dall'AI, accompagnati da fonti e link. Tuttavia, secondo la lettera del Times, la modalità di utilizzo dei contenuti risulterebbe in conflitto con il copyright.

Il CFO di Perplexity, Aravind Srinivas, ha dichiarato l'intenzione della startup di collaborare con i media, sottolineando che non mirano a essere antagonisti. Tuttavia, il rischio è significativo per gli editori, che vedono minacciate le loro entrate, spesso basate su pubblicità e abbonamenti, dal potenziale furto di contenuti e dall'uso improprio delle loro informazioni.

Perplexity ha recentemente stipulato alcuni accordi con editori, ma le condizioni offerte sono state giudicate inferiori rispetto ai contratti lucrativi di OpenAI. Nella lettera del Times, si chiede a Perplexity di chiarire come stia accedendo ai loro contenuti, dopo che erano state implementate misure di protezione. Nonostante ciò, è stato riferito che le violazioni continuano a verificarsi.

Inoltre, Perplexity prevede di avviare inserzioni pubblicitarie a fine mese sotto le risposte AI, promettendo di condividere fino al 25% dei ricavi con gli editori. Con una valutazione valutata attorno a un miliardo di dollari, la startup ha anche lanciato un abbonamento mensile per accedere a tecnologie avanzate.

Mentre il New York Times e altre testate affrontano questa sfida, la questione diventa critica. Se non verranno trovate soluzioni, i lettori potrebbero ritrovarsi in un panorama dove le informazioni originali sono sempre più difficili da distinguere dalla generazione automatica, ponendo grandi interrogativi per il futuro del giornalismo e della creazione di contenuti di qualità.