Martedì mattina, l’esercito israeliano ha riacceso la tensione nel sud del Libano e nella valle del Beqaa, avviando una serie di bombardamenti per il secondo giorno consecutivo. Secondo le dichiarazioni ufficiali, i raid aerei hanno avuto come obiettivo specifico depositi di armi e strutture utilizzate dal movimento libanese Hezbollah per lanciare attacchi con razzi contro il territorio israeliano. Le sirene antiaeree hanno risuonato in varie città della Bassa Galilea, segnalando il ritorno degli attacchi di Hezbollah, ma fortunatamente i razzi sono stati intercettati dal sistema di difesa israeliano senza causare danni o feriti tra la popolazione civile.

In coincidenza con questi attacchi, l’esercito israeliano ha emesso un nuovo avviso di evacuazione per i cittadini libanesi. Avichay Adraee, portavoce arabofono dell’esercito israeliano, ha avvertito che i bombardamenti continueranno e ha esortato chiunque si trovi nelle vicinanze di edifici associati a Hezbollah a «allontanarsi di almeno un chilometro o lasciare il comune». Ha aggiunto che chi è vicino a membri di Hezbollah corre rischi imminenti, intensificando così la paura tra la popolazione locale.

Questi scambi di attacchi tra Hezbollah e Israele sono aumentati di intensità dall’inizio dell’invasione israeliana della Striscia di Gaza, che è stata scatenata dagli attacchi a sorpresa di Hamas lo scorso 7 ottobre. Negli ultimi giorni, i bombardamenti israeliani hanno assunto una nuova dimensione, culminando in una serie di esplosioni che hanno distrutto diverse attrezzature di comunicazione in possesso di Hezbollah, uccidendo almeno 30 persone. Questa escalation di violenza preoccupa non solo le comunità locali, ma anche la comunità internazionale, mentre cresce il timore di un conflitto più ampio. La situazione resta instabile, e la popolazione è in allerta per potenziali ulteriori attacchi in un contesto di crescenti tensioni geopolitiche nella regione.