Finanze

La crisi dell'industria automobilistica: l'Europa sotto attacco! Cosa aspettarsi dal destino delle batterie?

2024-12-15

Autore: Giulia

La Commissione Europea sta elaborando misure per contrastare il divario tra le aziende europee e quelle cinesi nella produzione di batterie. Si parla di imporre alle aziende cinesi di stabilire fabbriche in Europa e di condividere il loro know-how in cambio di accesso a sussidi comunitari.

Senza batterie, la transizione verso le auto elettriche è impossibile. Tuttavia, l'Unione Europea fatica a produrre batterie, un settore cruciale per il Green Deal. Northvolt, una startup svedese creata per ridurre la dipendenza europea dalle importazioni cinesi, ha recentemente dichiarato bancarotta. Anche i progetti di nuove gigafactory, centrali nella produzione di batterie, sono incerti, come dimostra la situazione della fabbrica di Termoli, in Abruzzo, dove Acc, una joint venture tra Stellantis, Mercedes-Benz e TotalEnergies, non ha ancora avviato i lavori.

Domina la Cina, sfruttando il suo controllo sulle materie prime

Un report dell'Agenzia internazionale dell'energia attesta che la Cina controlla l'83% della produzione globale di batterie. Europa e Stati Uniti seguono con il 13%, mentre Corea del Sud e Giappone detengono il 4%. La potenza cinese si basa non solo sulla produzione ma anche sul controllo delle miniere di litio e delle terre rare, essenziali per la transizione ecologica. Mentre gli Stati Uniti, grazie all'Inflation Reduction Act, hanno investito oltre mille miliardi di dollari in tecnologie pulite, l'Europa si ritrova a navigare in acque poco profonde, malgrado il Next Generation EU.

Sufficienti risorse, ma non come gli USA

In Europa, il finanziamento per il settore batterie è esiguo. Tra il 2014 e il 2020, l'Unione ha stanziato solo 1,2 miliardi di euro in sovvenzioni e 500 milioni in prestiti garantiti. Anche con l'aggiunta del Fondo innovazione, non si raggiungono i 70 miliardi degli Stati Uniti. Questo porta a preoccupazioni sulle capacità di realizzazione dei progetti, soprattutto considerando che secondo la Corte dei Conti Ue, la capacità di produzione di batterie dovrebbe schizzare da 44 gigawattora nel 2020 a circa 1200 entro il 2030, nonostante le incognite geopolitiche ed economiche.

Il crollo di Northvolt: sintomo di una crisi più profonda

Northvolt, startup fondata da ex-dirigenti Tesla, aveva raccolto oltre 13 miliardi di finanziamenti, sostenuta da nomi rispettabili come Goldman Sachs. Ma dopo un lungo periodo di ordini non evasi e debiti, ha dichiarato bancarotta a novembre 2024, aprendo interrogativi sul futuro del settore batterie in Europa. La richiesta di batterie ha superato le capacità produttive delle aziende, aggravata dalla rallentata vendita di auto elettriche.

Progetti di Stellantis: buone intenzioni, ma...

Stellantis sta tentando di avanzare nonostante il fallimento di Northvolt. Hanno aperto una fabbrica a Billy-Berclau e progettano un impianto a Saragozza. Tuttavia, i progetti di Kaiserslautern e Termoli sono stati sospesi, con decisioni attese per il 2025.

Critiche a Bruxelles e possibili soluzioni

Economisti come Simone Tagliapietra avvertono che la crisi di Northvolt non segna la fine degli obiettivi di energia pulita in Europa. Altri, come Massimiliano Salini, sostengono che le politiche europee siano la causa principale della crisi, accusando di aver forzato l'adozione delle auto elettriche senza una preparazione adeguata.

La Commissione Europea sta valutando un "trasferimento tecnologico" per colmare il gap produttivo con la Cina. Tale soluzione obbligherebbe le aziende cinesi a stabilire fabbriche nell'UE condividendo tecnologie in cambio di sussidi, ma non tutti sono d'accordo. Alcuni vedono in questa strategia un rischio di "dumping predatorio", con potenziali danni a lungo termine per l'industria europea.

L'Europa è a un bivio: riuscirà a trovare una soluzione efficace per rinforzare la propria industria delle batterie e competere con i giganti cinesi? Il futuro dell'automotive europeo dipenderà dalle scelte che verranno fatte nei prossimi anni.