Negli ultimi mesi, la base aerea di Langley in Virginia è diventata il centro di un mistero avvolto nel mistero: una "flotta sospetta" di droni non identificati ha sorvolato la base per 17 giorni consecutivi. Come riportato dal Wall Street Journal, il Dipartimento della Difesa degli Stati Uniti è in difficoltà nel chiarire la situazione, evidenziando preoccupazioni riguardo le misure di sicurezza in alcuni dei più sensibili siti militari del paese.

Il generale Mark Kelly, comandante della base e della Forza aerea degli Stati Uniti, ha assistito personalmente a queste violazioni dello spazio aereo, che interessano una delle aree con la più alta concentrazione di infrastrutture di sicurezza nazionale.

Sorvolando di solito tra le 45 minuti e un'ora dopo il tramonto, la prima violazione è stata registrata a dicembre da un drone di grandi dimensioni che volava a circa 160 km/h e 1.200 metri d'altitudine. Segnalazioni analoghe sono continuate a verificarsi, con sciami di droni che hanno attraversato la Baia di Chesapeake, un'area strategica che include installazioni critiche come la base del Seal Team Six della Marina e il porto navale di Norfolk, il più grande al mondo.

L’attenzione di questa situazione ha raggiunto anche i più alti livelli del governo, con rapporti giunti fino alla scrivania del presidente Joe Biden e della vicepresidente Kamala Harris, ma resta incerto se siano stati presi provvedimenti concreti. È importante notare che la legge federale americana vieta di abbattere droni nelle vicinanze delle basi militari a meno che non rappresentino una minaccia immediata, lasciando inascoltate le crescenti preoccupazioni per la sicurezza. La questione dei droni non identificati solleva interrogativi inquietanti sull'integrità delle nostre difese aeree e sul potenziale rischio che possono rappresentare per la sicurezza nazionale. Cosa accadrà se altre intrusioni dovessero verificarsi? Gli esperti esortano a una revisione urgente delle politiche di difesa aerea per proteggere il nostro spazio aereo.