Nazionale

Sammy Basso, la madre: "Averlo come figlio è stato un dono inestimabile"

2024-10-09

Autore: Giovanni

"Quando ci hanno chiamato, non avremmo mai immaginato che non si sarebbe più risvegliato."

In un'intervista rilasciata oggi al Corriere del Veneto, Laura Lucchin ha confermato che gli organi di Sammy Basso sono stati donati alla ricerca scientifica. Questa decisione è stata presa affinché il suo contributo possa essere utile nel progresso degli studi sulla progeria, una malattia rara che ha caratterizzato la sua vita. Commentando la sua morte, Laura ha dichiarato: "È stata una morte naturale, legata alla sua patologia rara. Non ci aspettavamo nulla del genere. Quando i suoi amici ci hanno avvisato di un malore, eravamo totalmente ignari che non si sarebbe più svegliato. Abbiamo sempre vissuto con lui, grati per ogni giorno, consapevoli della malattia e delle sfide che comportava. Ora, sapendo che ha vissuto per 28 anni, mi dico: 'Caspita'. Ma ogni mattina ci svegliavamo pensando: 'Che bello che sia qui con noi'."

La fede e la spiritualità di Sammy

Riguardo al cammino di fede di Sammy, Laura ha detto: "Ha intrapreso un percorso spirituale significativo. Siamo una famiglia di credenti e lo abbiamo sempre sostenuto nelle sue esperienze religiose. Tuttavia, all'età di 12 anni, quando ha intrapreso una cura sperimentale, ha vissuto una crisi di fede. Credeva con tutto il cuore che la sua condizione fosse parte di un disegno divino e, di fronte alla cura, sentiva di opporsi alla volontà di Dio. Ha trascorso un periodo di riflessione, studiando varie religioni, inclusi buddhismo, islam e anche la storia del cristianesimo. Dopo aver consultato scienziati e ricercatori, ha assimilato un concetto chiave: la scienza è l’opera delle mani di Dio. Da quel momento, ha riabbracciato la sua fede con rinnovato fervore."

L'eredità di Sammy nel campo della ricerca

Il futuro senza Sammy sarà guidato dallo stesso scopo che ha dato significato alla sua vita: la ricerca scientifica. Ha lavorato instancabilmente fino all'ultimo, collaborando a un progetto con un prestigioso centro di ricerca di Boston e il CNR di Bologna, per cercare soluzioni alla sua malattia. Era consapevole che il suo contributo non sarebbe servito a lui, ma alle future generazioni di malati. La sua associazione continuerà a vivere, con tanti amici e sostenitori che porteranno avanti il suo lavoro. "La sua eredità continua attraverso noi - ha concluso Laura - e promettiamo di mantenere viva la sua memoria e la sua dedizione alla ricerca."