Mercoledì scorso, la polizia britannica ha rivelato un'inquietante scoperta su Mohamed Al Fayed, l'imprenditore egiziano famoso per essere stato il proprietario dei magazzini Harrods e per la sua tragica connessione con la morte della principessa Diana nel 1997. Sembra che l'uomo, deceduto un anno fa all'età di 94 anni, potrebbe aver compiuto stupri e aggressioni sessuali su almeno 111 donne nel corso di 40 anni di attività criminale.

Le prime denunce erano emerse a settembre, quando un documentario della BBC ha mostrato il coraggio di 21 donne che hanno accusato Al Fayed di abusi sessuali. La situazione ha preso una piega drammatica dopo la trasmissione del documentario, con decine di altre donne che hanno fatto passi avanti per condividere le loro esperienze scoraggianti. Ora, la polizia britannica indica che il numero complessivo di potenziali vittime potrebbe superare il centinaio.

Le indagini si concentrano su un lungo intervallo temporale che va dal 1977 al 2014, rivelando che la vittima più giovane identificate potrebbe avere solo 13 anni. Inoltre, la polizia sta approfondendo il ruolo di cinque persone, il cui nome non è stato reso noto, che potrebbero aver assistito Al Fayed nella realizzazione dei suoi crimini, mantenendo segreta la verità.

Queste rivelazioni sollevano interrogativi inquietanti non solo sulla figura di Al Fayed, ma anche su come il sistema possa aver permesso di perpetrare tali atrocità per così tanto tempo. Con l'aumento del numero di segnalazioni, emerge la necessità di una riflessione profonda sulle dinamiche di potere e sulle conseguenze che le vittime affrontano nel cercare giustizia.