Intrattenimento

Svelato il Mistero: Non È Stata Trovata Una “Prima Edizione” della Divina Commedia!

2024-12-09

Autore: Maria

Domenica scorsa, il sindaco di La Spezia, Pierluigi Peracchini, ha entusiasticamente annunciato su Facebook la presunta scoperta di «pagine autentiche» della «prima edizione» di canti del Purgatorio e del Paradiso, descrivendole come un «tesoro unico al mondo». Questa dichiarazione ha catalizzato l'attenzione dei media, ma ha generato anche numerosi malintesi. Le testate hanno parlato di «pagine originali», dando l'impressione che fossero stati ritrovati manoscritti autografi di Dante Alighieri. Tuttavia, è importante chiarire che non è stata trovata alcuna «prima edizione» della Divina Commedia; i manoscritti menzionati sono ben noti e la questione dell'autenticità in relazione alla Commedia è complessa e delicata.

Le documentazioni a cui si riferisce Peracchini sono dei manoscritti del Trecento, evidenti pergamene scritte a mano. Utilizzare il termine «edizione» è errato, poiché indica una pubblicazione a stampa, mentre le «pagine» in discussione si riferiscono ai volumi stampati. È più appropriato parlare di «codice», un libro manoscritto, in questo caso un frammento. Peracchini non ha effettivamente annunciato una nuova scoperta, ma ha semplicemente confermato la presenza di questi documenti nell'archivio di Stato, contrariamente a quanto riportato da alcuni giornali.

Il sindaco menziona anche due documenti rilevanti legati a Dante Alighieri: oltre ai frammenti della Commedia, cita l’originale della pace di Dante, un accordo concluso nel 1306 tra i Malaspina e i vescovi di Luni. Questo accordo è conosciuto come pace di Dante perché Alighieri, all'epoca, stava svolgendo un ruolo diplomatico a favore della famiglia Malaspina.

Paolo Chiesa, esperto di filologia e professore all'università di Milano, sottolinea l'importanza di questo documento poiché illumina dove si trovasse Dante durante il suo esilio, ma afferma anche che era già noto e ampiamente studiato. Anche il frammento della Commedia menzionato da Peracchini è ben conosciuto e appartiene probabilmente ai “Cento”, un insieme di manoscritti prodotti a Firenze nella seconda metà del Trecento. Chiesa spiega che questi testi non offrono importanti elementi filologici per ricostruire l'originale, e ogni anno vengono trovati nuovi frammenti di testi della Commedia, che continuano a nutrire la ricerca intrisa di fascino e mistero.

La Divina Commedia che leggiamo oggi è frutto di un complesso lavoro di ricostruzione filologica. Non esistono testi autografi della Commedia, firmati direttamente da Dante; l’originale, più vicino a quello redatto dall'autore, è stato elaborato analizzando una serie di manoscritti ritenuti affidabili grazie a criteri linguistici e culturali. Questo lavoro è stato arduo e lungo, poiché la Commedia è stata scritta in diverse fasi tra il 1306 e il 1321.

Fino ad ora, la ricostruzione di riferimento è quella di Giorgio Petrocchi, che nel 1966 pubblicò "La Commedia secondo l'antica vulgata". Tuttavia, negli ultimi anni, nuove edizioni critiche stanno emergendo, promettendo di superare le impostazioni precedenti e avvicinarsi a una ricostruzione ancora più accurata dell’opera di Dante. La Divina Commedia rimane così un'opera viva, oggetto di continua esplorazione e scoperta, da parte di studiosi e appassionati.