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"Come in un film dell'orrore". I racconti agghiaccianti dei soldati ucraini tornati dal Kursk

2025-03-17

Autore: Chiara

"Come in un film dell'orrore". Per le forze ucraine, la ritirata dalla regione del Kursk non è semplicemente un ritirata strategica verso "posizioni più favorevoli", ma piuttosto una vera e propria disfatta. I soldati ucraini descrivono la loro esperienza come devastante, evidenziando bombardamenti incessanti, colonne militari distrutte e attacchi aerei senza tregua da parte dei droni russi. Secondo le testimonianze condivise dalla BBC, la situazione è stata definita "catastrofica".

Il crollo della chiara visione strategica nel Kursk

La BBC ha raccolto resoconti dettagliati dai soldati ucraini, che, per tutelare la loro identità, hanno utilizzato pseudonimi. Molti di loro hanno segnalato la difficoltà di avere una visione chiara e globale della situazione. Gli esperti militari indicano che la Russia potrebbe aver concentrato fino a 70.000 soldati, inclusi 12.000 nordcoreani, per tentare di riconquistare il Kursk. Al contrario, ufficiali occidentali valutano che l'offensiva ucraina coinvolgesse circa 12.000 soldati di élite, armati con attrezzature fornite dagli alleati. Alcuni video di blogger russi mostrano i mezzi ucraini distrutti o catturati dalle forze nemiche.

Il 9 marzo, un soldato ribattezzato "Volodymyr" ha confermato tramite Telegram alla BBC di essere ancora a Sudzha, descrivendo la situazione come "panico e crollo del fronte". Le forze ucraine stanno cercando disperatamente di ritirarsi mentre i droni russi continuano a colpire le colonne militari. "È impossibile partire durante il giorno", ha sottolineato. Fino a poco tempo prima, la strada che collegava Sudzha a Sumy era relativamente sicura, ma ora è completamente sotto il fuoco nemico, con droni in volo costante. "La logistica lungo quella strada era ben pianificata, sapevamo che i russi avrebbero cercato di tagliarla, ma è stata ancora una volta una sorpresa per il nostro comando", ha concluso il soldato.

Le perdite devastanti nel Kursk

Attraverso Telegram, il soldato "Maksym" ha raccontato che l'11 marzo le forze ucraine erano in prima linea per difendere la strada, cercando di evitare che venisse interrotta. "Pochi giorni fa abbiamo ricevuto l'ordine di ritirare le nostre linee di difesa in modo organizzato". I russi hanno schierato anche le loro unità di droni migliori, incluse quelle di tipo FPV (first person view). "Maksym" ha affermato che grazie a queste tecnologie, la Russia è riuscita a distruggere decine di unità di equipaggiamento, aggravando la congestione delle rotte di rifornimento.

La situazione è stata definita "catastrofica" dall'11 marzo da "Anton", un soldato impiegato in un quartier generale per il fronte del Kursk. "La logistica non funziona più, non possiamo effettuare consegne di armi, munizioni, cibo e acqua", ha dichiarato. Nonostante tutto, è riuscito a lasciare Sudzha a piedi, di notte. Nei post sui social pubblicati tra l'11 e il 12 marzo, un altro soldato, "Dmytro", ha paragonato il ritiro a "scene da film horror", descrivendo "feriti e caduti" e strade colme di automobili e mezzi blindati distrutti.

Perché alcune testimonianze sono più ottimistiche?

A dimostrare la confusione al fronte vi è la testimonianza di un quinto soldato, "Artem", che il 13 marzo ha comunicato via Telegram da un ospedale dove era ricoverato per ferite da schegge causate da un attacco aereo. "Artem" ha affermato di aver combattuto più a ovest, vicino al villaggio di Loknya, dove le forze ucraine opponevano una resistenza tenace, "combattendo come leoni". Era convinto che l'operazione avesse avuto un certo successo, evidenziando che le forze ucraine avessero creato una zona cuscinetto, impedendo ai russi di avanzare su Sumy.

La realtà del Kursk oggi

La situazione attuale nel Kursk è drasticamente diversa rispetto a quella di agosto. Secondo analisi militari, due terzi dei 1.000 km² conquistati nei primi mesi dell'offensiva sono ormai stati persi, e le speranze di Kiev di negoziare scambi territoriali si stanno affievolendo. Sebbene il presidente Volodymyr Zelensky abbia dichiarato che l'operazione Kursk ha adempiuto al suo compito di costringere la Russia a ridistribuire le truppe, la realtà sul campo continua a presentare sfide immensi e domande senza risposta. L'ombra di una nuova escalation della guerra incombe sul futuro, mentre il mondo intero osserva con apprensione.