Le Grandi Aziende Tecnologiche Americane Scommettono su Trump: Un Nuovo Inizio o Solo Politica?
2024-12-13
Autore: Sofia
Giovedì, in un movimento sorprendente, sia Amazon che Meta, l'azienda madre di Instagram, Facebook e WhatsApp, hanno dichiarato di voler donare un milione di dollari al fondo per il giuramento della presidenza di Donald Trump, previsto per il 20 gennaio a Washington. È prassi comune negli Stati Uniti che aziende e individui cerchino di ingratiarsi i favori dei nuovi presidenti; ciò che rende questa situazione unica è il fatto che leader come Jeff Bezos e Mark Zuckerberg, noti critici di Trump, stiano ora cercando di avvicinarsi a lui.
Sin dalla sua prima campagna elettorale nel 2016, Trump ha attaccato continuamente le politiche delle grandi aziende tecnologiche, specialmente riguardo alla moderazione dei contenuti, accusandole di essere troppo punitive nei confronti degli utenti di orientamento conservatore. Al contrario, l’amministrazione Biden ha concentrato le sue energie su questioni come il monopolio e le pratiche commerciali sleali.
Le ultime donazioni di Bezos e Zuckerberg si inseriscono in un trend più ampio, in cui i leader delle tech companies cercano di costruire ponti con Trump, motivati da possibili vantaggi economici e da una deregulation in vari settori. Tra i supporter più vocali di Trump, troviamo Elon Musk e Marc Andreessen, due figure influenti che sostengono una gestione di contenuto più permissiva sui social.
Musk, ad esempio, ha investito milioni nella campagna di Trump e ha partecipato a eventi pubblici per il futuro presidente, ricevendo un incarico nel governo Trump come consulente per i tagli alle spese federali. Anche Andreessen è stato un critico dei limiti impostati dalle piattaforme di social media.
La posizione di altri leader d’impresa è stata più ambivalente. Storicamente, aziende come Meta non hanno contribuito al giuramento di Trump nel 2017 e hanno mantenuto un approccio pragmatico anche con Biden. Microsoft e Google hanno effettuato donazioni ma in maniera contenuta. Amazon, nel 2017, aveva semplicemente donato 58mila dollari, ben lontano da questo nuovo milione.
Le dichiarazioni di altri leaders come Marc Benioff di Salesforce e Tim Cook di Apple, che hanno prontamente fatto i complimenti a Trump dopo la sua vittoria, indicano una volontà di dialogo e un tentativo di allinearsi con il nuovo clima politico. I dirigenti delle tech companies, incluso Sundar Pichai di Google, potrebbero partecipare a incontri informali con Trump, ipotizzando un ritorno alla normalità nelle loro relazioni con il potere politico.
Bezos, già noto per le sue critiche passate verso Trump, si starebbe preparando a un incontro a Mar-a-Lago, la residenza di Trump in Florida. Da luglio, dopo il tentato assassinio contro Trump, Bezos ha cominciato a manifestare un atteggiamento più conciliatorio, lodando il repubblicano per il suo coraggio.
Zuckerberg, per quanto sia stato uno dei bersagli preferiti di Trump, ha mostrato segni di apertura nel dialogo, avendo anche pubblicamente augurato bonne guérison a Trump dopo l’attentato di luglio. Recentemente, ha espresso rammarico riguardo a decisioni passate sulla moderazione dei contenuti, asserendo di essersi sentito pressato dall’amministrazione Biden.
Ciononostante, resta da vedere se queste nuove alleanze strategiche riusciranno a proteggere le aziende tecnologiche dalle manovre di Trump. Le nomine di figura fortemente critiche nei confronti delle 'big tech' da parte della nuova amministrazione, come Andrew Ferguson, evidenziano l'incertezza su come queste relazioni evolveranno.
Nel mentre, la conflittualità fra Trump e i leader della tech industry sembra aver preso una piega interessante. Assistiamo a un cambio di strategia da parte dei giganti della tecnologia che, mentre cercano di mantenere il proprio peso e influenza, comprendo che la collaborazione potrebbe essere l’unica via per navigare in un futuro imprevedibile.